Stanley Kubrick fotografo

Stanley Kubrick fotografo
1 Maggio / 25 Agosto 2013
Genova – Palazzo Ducale.

La mostra “Stanley Kubrick fotografo” curata da Michel Draguet, ci svela – in modo mirabile – la passione, purtroppo ai più sconosciuta, del grandissimo regista. Una passione che precorre quella cinematografica, che lo renderà immortale protagonista della storia del cinema, ma vissuta con altrettanta maestria e genialità. A 13 anni Kubrick riceve in regalo dal padre una macchina fotografica; in quel regalo è racchiusa la scintilla che ne farà un grandissimo cineasta.

È affascinato dalla pellicola, dalla camera oscura e, nel 1945, inizia la sua carriera vendendo alla rivista Look, che la mette in copertina, la foto di un edicolante newyorchese sgomento ed in lacrime alla morte di Roosevelt. Con questa foto dell’America degli anni ’40, inizia il suo percorso di fotografo, negli stessi anni segue gli studi artistici di fotografia così la sua passione diventa, per cinque anni, il suo lavoro di fotoreporter per Look. La fotografia lo accompagnerà, come una fedele innamorata, anche lungo tutta la sua carriera cinematografica iniziata nel 1949 con i suo primi cortometraggi e conclusa con la morte nel 1999 dopo aver realizzato titoli immortali della storia della celluloide: Il dottor Stranamore, 2001 Odissea nello spazio, Arancia Meccanica, Barry Lyndon, Shining, Full Metal Jacket, per citarne alcuni. Con la sua inseparabile macchina scatterà tantissime foto, scatti realizzati tra il 1945 ed il 1950, che testimoniano la sua capacità di “osservare e documentare” la vita quotidiana dell’America dell’immediato dopoguerra, attraverso inquadrature fulminanti ed ironiche nella New York che stava diventando la nuova capitale mondiale delle arti e delle avanguardie.

«Il percorso espositivo, organizzato in sezioni tematiche, si svolge attraverso alcune delle storie che l’occhio dell’obiettivo di Kubrick ha immortalato.
Apre con la photo-story ispirata da Mickey, un ragazzino di dodici anni che lavora come lustrascarpe nel quartiere di Brooklyn, ed è accompagnata da altre serie dedicate alla sua città, New York, fissata di notte, come viaggiatori della metropolitana, o di giorno come nelle immagini colte per strada.
Nell’opera fotografica di Kubrick, New York rappresenta la metafora dell’intero mondo occidentale, un osservatorio privilegiato per riflettere sulle forme di vita di una società in piena evoluzione, come nella serie in parte inedita di “Life and Love on the New York Subway” pubblicata nel 1947, o negli scatti effettuati nella sala di aspetto di un dentista, luogo di incontri casuali e avvincenti.
Una sezione raccoglie una scelta di ritratti che affrontano l’universo del “più grande spettacolo del mondo” con una strepitosa serie di immagini dietro le quinte del circo, l’avventura delle prime star della televisione, e l’epopea del pugilato, che cronologicamente fa da ponte fra la carriera di fotografo e l’inizio di quella di regista»

Josef von Stroheim - regista e produttore cinematografico austriaco, scopritore di Marlene Dietrich e figura di spicco del ’900 - dopo avere visto il suo primo lungometraggio Il bacio dell’assassino, del 1955, disse di lui che «di solito quando un regista muore diventa fotografo. Forse “Il bacio dell’assassino” sarà la prova che quando un regista nasce non è detto che muoia un fotografo».

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