In occasione della mostra fotografica “Urban solitude” del maestro del cinema Wim Wenders (esposta a Roma fino al 6 luglio 2014) diamo un piccolo contributo di conoscenza alla sua opera (che, appunto, non è solo filmografica) necessario a cogliere il forte legame con la fotografia e l’architettura. Questa passione fa, di tutti i suoi film, un vibrante racconto poetico fatto di immagini e di luoghi spesso deserti, vuoti, ma pieni dell’essenziale, come le opere del maggiore pittore americano del ’900, Edward Hopper, al quale – come Wenders stesso racconta in “La tela bianca”, splendido documentario prodotto da Sky Arte con la collaborazione del Centre Pompidu – il grande cineasta si sente profondamente legato e debitore.
Questa sua sensibilità ed attenzione sono riscontrabili in diverse mostre allestite con i suoi scatti nel corso degli anni – delle quali “Urban solitude” è solo l’ultima in ordine di tempo – e nel volume Vedere i luoghi dell’anima, a cura di Carlo Truppi, edito da Electa, in cui sono raccolte numerose fotografie scattate dal regista in oltre vent’anni, in un dialogo continuo fra architettura e cinema in cui i luoghi abitati dai protagonisti sono parte integrante della storia, sono la filigrana poetica del racconto. Continue reading